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Bisanti in the jungle

Come si vive il rapporto con il pubblico in Italia e all’estero?

Il pubblico è sempre e dovunque il fruitore del nostro lavoro. Noi dobbiamo cercare di creare un “filo” con la gente in sala e donare loro delle emozioni. Questa è una missione ovunque ci si trovi ad esibirsi. All’estero il pubblico è più “istintivo” più propenso al puro godimento ed alla gratificazione “immediata” dell’Artista. In Italia ci sono più intenditori invece; è un pubblico più critico e che va conquistato con il tempo e con la costante crescita qualitativa.

 

Come si riesce a conciliare una passione forte e istintiva come quella per la musica con un ambiente tendenzialmente fatto di schemi rigidi e vecchi?

In realtà si conciliano male e in modo forzoso! Bisogna sempre tener presente che a volte ci si trova di fronte a chi, pur facendo il lavoro del musicista che io reputo il più bello del mondo, affronta i propri impegni come l’impiegato che deve “timbrare il cartellino”. L’organizzazione dei Teatri è spesso impostata intorno a vecchi schemi di lavoro e noi musicisti dobbiamo adeguarci. Il cambiamento, se mai ci sarà, è un percorso lento e irto di ostacoli. E perché avvenga davvero occorre la volontà di tutte le parti che compongono la machina organizzativa di una determinata Istituzione….e questo è molto difficile!


Come si può coinvolgere e creare nuovo pubblico?

Creando delle iniziative dedicate ai giovani; alla loro portata sia economica che proprio culturale. Si dovrebbero spiegare le opere, le trame, i brani musicali, con linguaggio semplice e chiaro. Facendo in modo che il giovane comprenda che una partitura di Puccini o di Beethoven può essere “attualissima” e che tratta tematiche che anche nella sua vita sono molto presenti. All’estero ci sono moltissime iniziative di questo tipo. In Italia alcune Istituzioni fanno un lavoro enorme in questa direzione. Altre purtroppo latitano.