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Diplomazia

fornasari
 
suono
Luca De Marinis

traduzione
Monica Capuani
 
produzione
Teatro dell'Elfo, LAC Lugano Arte e Cultura e Teatro Stabile di Catania

 
 
 

 
È la notte del 25 agosto 1944 e tutto sembra deciso. Il generale tedesco Von Choltitz da una suite dell’Hotel Meurice di Parigi ha appena definito gli ultimi dettagli per eseguire un ordine terribile, emesso da Hitler in persona: distruggere la città e sterminare i suoi abitanti. L’ordine non risponde tanto ad una strategia ragionata ma, nel delirio di onnipotenza del Fuhrer, è un atto estremo di propaganda per mostrare al mondo che la potenza bellica nazista è ancora in grado di fare paura.

E il testo di Cyril Gely svela come sia proprio la gestione della paura il motore occulto che anima sia la propaganda di guerra che l’azione diplomatica. Nella suite dell’Hotel Meurice appare di colpo, bianco come un fantasma o pallido come una flebile speranza, il diplomatico svedese Raoul Nordling. È qui per convincere Von Choltitz a fermarsi, è qui per salvare Parigi e i suoi abitanti. Nordling è un uomo che di mestiere la paura ha imparato a interpretarla, a gestirla, a trasformarla e spera che per il generale tedesco sia lo stesso. Perché solo condividendo esplicitamente questo sentimento i due punti estremi da ricongiungere, attraverso la diplomazia di una notte, potranno essere un po’ meno lontani.

Ogni decisione è politica ma ogni decisione è anche umana. Su questo sembra concentrarsi l’autore mentre i due pesi massimi di dialettica, interpretati con veemenza affabulatoria da Elio (De Capitani) nei panni di Von Choltitz e Ferdinando (Bruni) in quelli di Nordling, si tolgono in fretta i guantoni per darsele a mani nude, in una rissa verbale fatta di strategia, sarcasmo e confessioni private.