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Otello

farnese
 
traduzione
Ferdinando Bruni

scene e costumi
Carlo Sala
 
musiche originali
Silvia Colasanti

luci
Michele Ceglia

suono
Giuseppe Marzoli
 
produzione
Teatro dell'Elfo
 

Mentre Otello tentenna, si ammala di gelosia, non si fida del suo istinto, Desdemona, il cui nome greco significa sfortuna (e che ironica scelta!), non dubita mai, non mette mai il suo amore in discussione. Ci crede davvero e va inconsapevolmente incontro al suo destino avverso perché è felice. E la felicità disarma.

 

Quante volte siamo stati come lei, vittime degli eventi, leggeri, fiduciosi in un’umanità cara che ci hai poi stretto le mani al collo, togliendoci il respiro e l’avvenire. Quante volte anche noi abbiamo amato incondizionatamente, convinti che bastasse il sentimento, la dedizione, la presenza. Shakespeare sceglie Otello come protagonista, ma noi siamo lei, inviolati dalla xenofobia, messi alla sbarra dalla misoginia, traditi, innocenti e comunque pieni di sensi di colpa. Se Iago è l’odiatore, figura che mai come oggi riempie fisicamente e virtualmente le nostre vite, solletica istinti, istiga, mette zizzania, rovina il bello perché non lo possiede e lo comprende, Desdemona è la fiducia, l’allegria, l’ottimismo, la speranza.

 

Alla fine delle intense tre ore, osservando la potenza della scena finale senza fiato e lacrime, nonostante sapessi come sarebbe andata, mi ripeto che non c’era altra scelta: se ci fossi stata io su quel palco a vestire i panni della dolce innamorata, avrei fatto le stesse scelte, gli stessi errori, gli stessi sacrifici. Sarei stata esattamente Desdemona, fino in fondo, al calare del sipario e allo scrosciare dei meritatissimi applausi.