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Polvere

porro g

raccontato da Gabriele Porro
 

Una relazione che poggia sulle vicende individuali di un incontro e di un amore, spesso di un successivo disamore, ma che ha le sue radici nella stratificazione collettiva, storica e culturale del rapporto tra i sessi. Saverio mette in scena esempi, drammatici spesso, di rapporti incrostati, pregni di un contesto spazio-temporale (il suo originario, per partire), con un meccanismo di immedesimazione assoluta, un mettersi nei panni che letteralmente consiste nell'interpretare ruoli femminili per carpirne dal di dentro (e comunicarli al pubblico) segreti e angosce, speranze, slanci.

 

In “Polvere” La Ruina chiude il triangolo della sua analisi su maschile e femminile recuperando il ruolo maschile - un maschio ossessivo e progressivamente sempre più sgradevole, lungo la piéce - quasi offrendosi come polo negativo, bersaglio implicito (di spettatrici, forse anche spettatori). In un contesto nuovo, urbano, contemporaneo, socialmente e culturalmente “alto”, che sembra però irrimediabilmente riprodurre analoghi impulsi di possesso e imposizione da cui Saverio, nei suoi primi monologhi, era partito.