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I vicini

millefoglieraccontato da
Valerio Millefoglie
 
musiche
Enrico Melozzi

luci
Lorenzo Carlucci

produzione
Teatro Stabile
di Bolzano

 
Il testo è nato su commissione del Théâtre National de Bretagne, “Quando so che il mio primo pubblico sarà estero, che gli attori non saranno attori italiani, mi chiedo di cosa posso parlare con loro. In quel caso mi è venuta in mente la seconda guerra mondiale, l’occupazione nazista come evento più forte che abbiamo in comune fra quelli recenti, e poi da questa domanda mi sono detto, - E ora non facciamo più guerre? E come le facciamo? Quindi mi sono inventato questo micro-mondo di paura dell’altro, che può trasformarsi in guerra in qualunque momento e che fa rima con l’ultima guerra che abbiamo avuto in casa.”. Il pianerottolo diventa così un luogo di trincea. E come in trincea, che ad abitarla non sono solo i soldati ancora in vita ma anche gli spiriti di quelli che non ci sono più, la vecchia torna perché ha ancora voce. Durante le apparizioni i movimenti dello spettacolo quasi si bloccano, creando quadri chiaroscuri, ritratti dal sapore noir che mostrano nello stesso spazio i vivi e i morti, coppie innamorate e al contempo disinnamorate, gesti di sangue e intenti di pace.

Dopo le prime scene scritte nell’appartamento di Parigi, Paravidino ha continuato a lavorarci durante la tournée de La malattia della Famiglia M. “Mi interessava lasciare lassi di tempo fra la scrittura di una scena e l’altra, in modo da dimenticarmi dov’eravamo rimasti, da far entrare l’incoerenza. Volevo permettere ai personaggi di crescere con me, di diventare diversi in maniera naturale. Io non sono capace di fare riscritture. Fatico a tornare sullo scritto, perché c’è sempre una parte irrazionale che si esprime in quell’unico modo e per aver rispetto devo accettarla per ciò che è. Se andassi a riscrivere comincerei a lavorare sulle cose che non mi tornano e le farei tornare, diventerei un normalizzatore”.