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Pierre Bismuth. Where is Rocky II?

Può accadere anche ad un pubblico attento come quello del festival di Locarno di entrare in una sala senza aver letto la sinossi ma solo perché incuriosito dal titolo intrigante del film. Gli spettatori pronti a vedere rimasugli di Rocky, Adriana, Apollo e qualche scazzottata sul ring saranno rimasti sorpresi, ma certamente non delusi, dallo scoprire che "Where is Rocky II?" con la boxe non c'entra proprio niente.

Negli anni 70 il famoso artista americano Ed Ruscha crea una falsa roccia, Rocky II per l'appunto, e la deposita nel Mojave Desert. Da questo momento l'opera diventa invisibile (strano destino per un'opera d'arte), una roccia tra le rocce, impossibile distinguere l'artefatto dalla realtà. Lo stesso Ruscha non parlerà mai più di questo lavoro, escluso anche dal catalogo ragionato delle sue opere. Unica prova dell'esistenza di Rocky II un documentario girato dalla BBC, trasmesso un'unica volta.

Il regista Pierre Bismuth, già premio Oscar per il soggetto di "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" ("Se mi lasci ti cancello"), ingaggia un investigatore privato per ritrovare Rocky II e lo segue nel suo lavoro. Ne nasce un film unico e originale, che sfugge alle classificazioni. Potrebbe essere definito come il contrario di un mockumentary, un vero documentario ma girato con un'estetica ed una narrazione vicine alla fiction. A complicare il tutto la presenza sullo schermo di due veri sceneggiatori, D.V. DeVincentis e Anthony Peckham, che ci raccontano la storia come se fosse il parto della loro fantasia. Fiction e realtà si rimescolano rendendo ancora una volta difficile leggerne il confine.